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Mobbing: soprusi reiterati sul posto di lavoro

Mobbing: soprusi reiterati sul posto di lavoro

Mobbing è un termine che viene recentemente usato in contesti lavorativi per indicare tutta una serie di soprusi di differente natura che vengono esercitati a danno di qualcuno sull’ambiente di lavoro. Il termine però proviene da un contesto differente. Esso è stato coniato dall’etologo austriaco Konrad Lorenz per indicare, nel mondo animale, tutti quei comportamenti volti ad isolare un soggetto dal gruppo. Oggi viene usato per indicare un insieme di persecuzioni psicologiche che vengono messe in atto contro un individuo in un dato contesto. Può essere riferito a differenti contesti, ma, come già detto, si usa in particolare in ambito lavorativo.

Mobbing in ambito lavorativo

In ambiente lavorativo si distinguono diverse forme di mobbing. Normalmente esso viene messo in atto da un superiore nei confronti di un suo sottoposto: in questo caso si parla di mobbing verticale o bossing. Ma il mobbing può anche essere esercitato da uno o più colleghi oppure addirittura da parte di sottoposti nei confronti di un loro superiore: nel primo caso si parla di mobbing orizzontale mentre nel secondo di mobbing dal basso o low mobbing. In queste due ultime forme normalmente una o più persone cercano di screditare un loro pari o un loro superiore, minandone la reputazione. Queste manifestazioni di mobbing sono scatenate spesso da sentimenti di invidia o antipatia.

Il mobbing verticale è quello più diffuso ed è anche la forma a cui è più difficile ribellarsi dato che in questo caso esiste uno squilibrio nei rapporti tra i due soggetti interessati. Il sottoposto non può infatti opporsi ai soprusi a cui viene sottomesso da un superiore per timore di perdere il lavoro. Questi soprusi possono consistere in un ridimensionamento del ruolo aziendale, in modo da sminuire le sue capacità e competenze. Questo rende la vittima del mobbing frustrata e ansiosa, creandole disagio psico-fisico.

Tale pratica viene spesso messa in atto dalle aziende al fine di creare una sensazione di disagio nel lavoratore, il quale decide di conseguenza di lasciare spontaneamente il posto di lavoro. Le aziende ottengono in questo modo di liberarsi della loro forza lavoro, aggirando la normativa relativa ai licenziamentiLe motivazioni alla base del mobbing possono però essere anche di diversa natura. A volte c’è la volontà di riversare su qualcuno le problematiche interne dell’azienda oppure può essere la conseguenza di un rifiuto delle avance sessuali del capo.

Cosa prevede la legge italiana in caso di mobbing

Non esiste una normativa specifica per i casi di mobbing, ma ci sono differenti articoli di legge che possono essere applicati in questi casi.

In primo luogo ci si può appellare alla Costituzione che all’articolo 32 riconosce e tutela la salute come un diritto fondamentale dell’uomo e all’articolo 35 tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni. Inoltre l’articolo 41 vieta lo svolgimento di attività economiche provate che possono arrecare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana.

Anche il codice civile e il codice penale hanno degli articoli che possono riguardare i casi di mobbing. Il codice civile all’articolo 2043 prevede l’obbligo di risarcimento in capo a chiunque cagioni ad altri un danno ingiusto con qualunque fatto doloso o colposo, mentre l’articolo 2087 impone all’imprenditore di adottare tutte le misure idonee a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale di lavoratori. Il mobbing può in alcuni casi cagionare delle conseguenze riconducibili al reato di lesioni personali previste dall’articolo 590 del codice penale.

Cosa fare in caso di mobbing

Le vittime di mobbing possono richiedere il risarcimento sia per il danno biologico che per il danno patrimoniale. La vittima deve però dimostrare che il comportamento lesivo nei suoi confronti non sia relativo ad un unico episodio isolato, ma che si sia protratto lungo un arco temporale medio-lungo in modo tale da rendere invivibile l’ambiente lavorativo.

Spetta inoltre alla vittima l’onere di dimostrare il danno subito. Questo può avvenire attraverso dichiarazioni di testimoni o con perizie mediche. Infine si dovrà accertare lo stretto rapporto causale tra la condotta denunciata e il danno subito.

Articolista e copywriter freelance, amo scrivere dei più svariati argomenti. Sono un’appassionata di fotografia e video.